Ecco i vincitori della quindicesima edizione del Sicilia Queer filmfest. I premi delle giurie sono stati assegnati sabato 31 maggio durante la serata conclusiva del festival presso il Cinema De Seta (Palermo, Cantieri culturali alla Zisa).
La giuria internazionale della quindicesima edizione del Sicilia Queer filmfest, composta da Marco Müller (storico e critico cinematografico), Lionel Baier (regista svizzero), Milena Czernovsky (regista austriaca), Elene Naveriani (regista georgian*) e Nele Wohlatz (regista tedesca), assegna il premio per il miglior lungometraggio della sezione Nuove Visioni a La limace et l’escargot di Anne Benhaïem (Francia 2024). La stessa giuria assegna il premio per il miglior cortometraggio – Queer Short a Touch Me With Your Eyes di Anaïs Kaboré (Belgio 2024).
Il premio della giuria Circuito Festival, composta da João Ferreira (direttore artistico Queer Lisboa), Giulio Casadei (direttore artistico Festival du Cinéma de Brive) e Sheila Melosu (project manager SiciliAmbiente Film Festival), assegna il premio per il miglior lungometraggio della sezione Nuove Visioni a A Body To Live In di Angelo Madsen (USA 2025); la stessa giuria premia per la sezione Queer Short a Touch Me With Your Eyes di Anaïs Kaboré (Belgio 2024).
Il premio del Coordinamento Palermo Pride per la sezione Queer Short va a Du bist so wunderbar di Leandro Goddinho e Paulo Menezes (Germania-Brasile 2023) e a À poings et à coeurs di Augustine Caille (Francia 2024); menzioni speciali a You Can’t Get All You Want But You Can Get Me di Z Walsh e Samira Elagoz (Olanda 2024) e a Life Story di Jessica Dunn Rovinelli (USA 2024).
E per concludere, i premi del pubblico Conte Cappello sono stati assegnati a Te separas mucho di Paula Veleiro per la sezione Nuove Visioni, e a Luminous Matter di Bianca Arnold e Moss Berke per i corti di Queer Short.
Le motivazioni delle giurie
GIURIA INTERNAZIONALE
Premio miglior lungometraggio – Nuove Visioni
La limace et l’escargot di Anne Benhaïem (Francia 2024)
«Un teorema su come un insieme di petits riens e due corpi queer desideranti sanno congiungersi per dare forma a un film davvero spettacolare».
Premio miglior cortometraggio – Queer Short
Touch Me With Your Eyes di Anaïs Kaboré (Belgio 2024)
«Una continua invenzione formale traccia, grazie a un’interprete emozionante, un percorso a nascondino fra desiderio e pudore che trascrive con precisione il passaggio a un’intimità raggiunta».
GIURIA CIRCUITO CINEMA
Premio Circuito Cinema – miglior lungometraggio – Nuove Visioni
A Body To Live In di Angelo Madsen (USA 2025)
«Un bellissimo film che interroga il senso di libertà che può derivare dal vivere il proprio corpo come si desidera, al di fuori degli schemi e dei canoni di valutazione su ciò che è socialmente e artisticamente accettabile o meno. Attraverso una struttura narrativa semplice ma non banale, che integra archivi e testimonianze, il film incorpora molteplici punti di vista - anche dialettici - spingendoci a riflettere sulle nostre vite e su come percepiamo e viviamo i nostri corpi nella società contemporanea».
Premio Circuito Cinema – miglior cortometraggio - Queer Short
Touch Me With Your Eyes di Anaïs Kaboré (Belgio 2024)
«Una visione poetica della solitudine e del bisogno di connessione, dove l'incontro tra due giovani donne diventa un'esperienza sensoriale che invade ogni spazio del mondo, dal cielo e dalle nuvole all'intimità di una stanza. Un film astratto ed emozionante che evoca la nascita di un amore come un'epifania cinematografica senza limiti né confini che sancisce la nascita di una nuova regista».
COORDINAMENTO PALERMO PRIDE
Premio Coordinamento Palermo Pride - miglior cortometraggio - Queer Short
Du bist so wunderbar di Leandro Goddinho e Paulo Menezes (Germania-Brasile 2023)
Il protagonista è un essere umano a 360 gradi, in tutte le sue possibili sfumature che sono ben evidenti nella narrazione di questo cortometraggio: non è infatti solo un frocio, o solo un immigrato, non si tratta solo di una persona che cerca casa, o solo un brasiliano, o ancora solo una persona che non riesce ad accedere alla sanità perché il suo datore di lavoro - una ditta che ha il subappalto per Amazon - non gli versa l'assicurazione sanitaria spettante di diritto. È individuo che, a tutto tondo, subisce marginalizzazione e discriminazione per ciascuna delle componenti che lo caratterizzano, che lo rendono soggetto fragile dinanzi a una società che sfrutta le differenza anziché metterle a sistema conferendogli valore e dignità. Un Palermo Pride che parte - per l'intuizione di Luigi Carollo - con un'assemblea pubblica a Termini Imerese con un cortometraggio in cui il tema dei diritti del lavoro sono al centro - a pochi giorni dai referendum che vedranno tutte, tutti e tutte coinvoltə - è molto in risonanza e in diretta correlazione con quanto mostratoci da Leandro Goddinho e Paulo Menezes. Si tratta di un cortometraggio In cui la persona immigrata non è un povero disgraziato appena sbarcato e non integrato con la cultura locale, ma è un ragazzo omosessuale perfettamente a suo agio nella Berlino in cui essere gay ti dà dei punti in più per trovare la casa, ma che ciononostante ancora non riesce a trovare. Si tratta di un frocio in una Berlino in cui si è comunque inevitabilmente costretti ad avere a che fare con gli stereotipi etnici dei maschi bianchi cis borghesi. Pertanto, per tutte le assonanze, le attinenze e la compenetrazione di idee con il progetto e gli obiettivi politici e socio-culturali del Palermo Pride abbiamo deciso di premiare - per tutte queste diverse ragioni - questa opera. Siamo felici di avere potuto assistere a una rappresentazione di un frocio che pur in mezzo a mille problemi: con il suo lavoro, alla ricerca di una casa fin troppo difficile da trovare per via di una questione abitativa che diventa sempre più globalmente rilevante, con la politica, con la salute e la famiglia, nonostante tutte queste avversità continua a manifestare e dimostrare il desiderio di essere sempre e comunque sé stesso, continuando a prenderla in culo, anche se dal culo caca sangue.
E in vista del referendum sulla cittadinanza la nostra domanda è: esiste il diritto per ogni persona in questo mondo di costruire la propria vita dove meglio ritiene? Questo diritto non viene riconosciuto da nessun paese del mondo, sarebbe una specie di diritto di cittadinanza mondiale, che noi riteniamo che sia fondamentale».
À poings et à coeurs di Augustine Caille (Francia 2024)
«Tra una ripresa e l'altra di allenamenti di pugilato il corto va a sviluppare le impressioni e le storie di vite queer che nello sport trovano una comunità, un senso di sé, una possibilità di espressione. I corpi sono liberi, le persone sono libere, interagiscono tra loro senza maschere, senza imposizioni. Lo sport permette di affermare e riconoscere un potere trasformativo proprio delle identità, che non passa solo dal cambiamento del proprio corpo ma dal cambiamento del mondo. E così alla fine quell'armatura di cui ci si è protetti tutta la vita può essere tolta, in un momento di respiro, di affermazione e bellezza.
Per questo potente significato e per la rappresentazione chiara e forte, nella sua semplicità e essenzialità, di quello che è uno spazio sicuro e di come una comunità possa veramente fare la differenza, selezioniamo questo corto tra i migliori».
Menzioni Speciali
You Can’t Get All You Want But You Can Get Me di Z Walsh e Samira Elagoz (Olanda 2024)
«In un mondo dove le fotografie con il cellulare, attraverso i social, si sono evolute in un modo incredibile, la comunità queer ha trovato un modo unico per esprimere la propria identità. E così avviene tra Samira e Z, le due protagoniste del cortometraggio. Le fotografie scattate non sono solo un modo per catturare un momento, ma anche un modo per raccontare, non solo a distanza, la loro storia d’amore, condividendo esperienze e celebrando la “diversità”, mostrandosi al mondo esattamente come si è. In fin dei conti, ogni foto racconta una trasformazione, non solo fisica, e ogni scatto è un'affermazione di gioia, libertà e autenticità!»
Life Story di Jessica Dunn Rovinelli (USA 2024)
«Un serrato monologo dell'acclamata teorica e icona trans McKenzie Wark: la storia della sua vita si intreccia con la Storia, le sue parole sono tutt'uno con l'esplorazione del suo corpo nudo, fragile e anziano. Una narrazione personale che è politica, in cui la protagonista traccia un bilancio della sua esperienza di persona queer, di attivista e filosofia trans, che diventa un epitaffio universale, anche perché "adesso il mondo intero ha la disforia».
foto di Luca Vitello / SQFF2025