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The Silver Screen: Color Me Lavender

[ita]

La storia del cinema hollywoodiano trova una nuova forma narrativa attraverso l’accostamento di un incredibile mole di spezzoni tratti da film prodotti tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta. Un viaggio – puntellato dalle osservazioni sagaci e dalle battute briose dell’anfitrione Dan Butler – sulle tracce di allusioni e doppi sensi che fanno riferimento all’omosessualità. Si passa dalla sua accettazione tacita e dalle spiritose scenette “a tema” degli anni Trenta alla derisione più aspra dell’immediato dopoguerra, un’epoca in cui i ruoli di genere si irrigidiscono anziché predisporsi a una maggiore flessibilità; dalla parodia del corteggiamento eterosessuale al flirt apertamente gay. E se è possibile inviare più messaggi contemporaneamente e fare quindi l’occhiolino a pubblici differenti, il cinema americano ha fatto dell’elusione dell’autocensura imposta dal codice Hays un’arte tanto sotterranea quanto dirompente.


[eng]

The history of Hollywood cinema finds a new narrative form through the juxtaposition of an incredible amount of clips taken from films produced between the 1930s and 1960s. A journey – underpinned by the keen observations and spirited jokes of host Dan Butler – on the trail of innuendos and double meanings that refer to homosexuality. We move from its unspoken acceptance and the witty "themed" skits of the 1930s to the harshest derision of the postwar period, when gender roles hardened rather than becoming more flexible; from parody of heterosexual courtship to openly gay flirts. And if it is possible to send multiple messages at the same time and, consequently, wink at different audiences, Hollywood cinema has made of the avoidance of self-censorship imposed by the Hays code an art that is as underground as it is disruptive.

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