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editoriale

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Una storiella di origine induista narra la leggenda di unUna storiella di origine induista narra la leggenda di ungruppo di saggi ciechi che, venuti a conoscenza dell’arrivo incittà di un elefante – animale di cui non avevano mai sentitoparlare prima – vollero conoscerlo direttamente. Il primo ciecosi avvicinò quindi alla testa dell’animale e dichiarò con aria sicura:«Ho capito che cos’è un elefante: è una sfera!». Il secondosi avvicinò alla zampa e disse da par suo: «Ora so cos’è unelefante: è una colonna». Il terzo si avvicinò alla proboscide esmentendo i primi due esclamò: «Un elefante è senz’altro untipo di serpente». Tanti saggi, come i ciechi della leggenda,sono convinti di aver capito che cos’è il Sicilia Queer: da doveproviene, di cosa parla e dove va. A chi interessa e a chi non interessa,a chi si rivolge e a chi no. L’edizione che vi presentiamoè invece il provvisorio punto di arrivo di una serie di riflessioni,discussioni, evoluzioni, incontri. Lo scorso anno la conferenzadi Paul B. Preciado in occasione della consegna del premioNino Gennaro ci ha posto di fronte all’esigenza di analizzare piùrigorosamente il progetto che portiamo avanti dal 2010. Stiamorealizzando un festival lgbt o un festival queer? Cosa significanoqueste diciture? Era come se ci trovassimo davanti a unascelta: la rivendicazione identitaria o la necessità di slegare ilconcetto stesso di identità da ogni rigida categorizzazione. Maforse ci stavamo comportando come quei saggi ciechi, convintidi poter definire l’elefante a partire da uno solo dei suoi aspetti eincapaci di avere una visione più ampia. Siamo consapevoli delfatto che il nostro è un festival atipico nel panorama mondialedei festival queer. Abbiamo riflettuto sul nostro presente – quelloin cui visioni pacificate dell’omosessualità pervadono i mezzidi comunicazione, anche al cinema – e deciso di togliere l’acronimolgbt dal nome del festival, che d’ora in poi si chiameràdunque Sicilia Queer – Festival internazionale di nuove visioni.Non certo per rinnegare alcunché: il Sicilia Queer non mutanella sostanza e mantiene come sempre una programmazioneaperta, stratificata e problematica. Semmai per chiarire ulteriormentealcuni obiettivi e non subire proiezioni esterne che non rispecchiano il nostro lavoro, o che ne esaminano un solonon rispecchiano il nostro lavoro, o che ne esaminano un soloaspetto: il Sicilia Queer è e vuole essere un luogo libero di sperimentazionedei saperi, di ibridazione delle culture, di trasformazionedel pensiero, di lavoro sulle complessità. Un cantiererealmente aperto, con tutti i suoi rischi. Ci inorgoglisce pensareche oggi l’unico festival internazionale che presenta lungometraggidi finzione a Palermo sia proprio un festival Queer, contutto il portato di differenza che questo comporta, e pensiamoche sia un messaggio importante, un segnale di apertura e forseanche un inizio di trasformazione concettuale e linguisticadi quello che il termine queer stesso significa (non sarebbe,d’altronde, la prima volta).È la nostra interpretazione del termine a far nascerequest’anno un nuovo concorso, dedicato appunto alle nuovevisioni: una competizione internazionale di lungometraggi che– accanto a quella di cortometraggi – prova a scommettere suinuovi autori del futuro, presentando opere prime e seconde ofilm di autori che sono già riconosciuti in tutto il mondo comepunti di riferimento e che in Italia sono ancora pressoché sconosciuti.Una scommessa dei cui risultati potremo discutere solofra qualche tempo.Un festival non è un sistema né ha pretese totalizzanti: è lalaboriosa presentazione di una ricerca in atto. È questo che lorende un corpo vivo e un prodotto originale che guarda sempreal futuro, consapevole della storia da cui proviene. Viviamo unperiodo di lenta trasformazione: è di questi giorni l’approvazionein Parlamento di una legge sulle unioni civili che porta l’Italia adotarsi – con molto ritardo – di uno strumento legislativo cheè frutto di un compromesso al ribasso rispetto alle mire iniziali.Lungi da ogni trionfalismo, è molto discutibile che riconoscerela parità di diritti delle persone attraverso istituti giuridici diversisia un reale passo avanti, se non altro da un punto di vistaculturale. Se per alcuni può trattarsi pur sempre di una base,ci riconosciamo più in chi pensa che si tratta di un punto dalquale ripartire per una battaglia che punti a mutamenti più significativi,e che anche luoghi come questo possono contribuire asviluppare. Avremo modo di discuterne insieme agli studiosi diCIRQUE, un centro di ricerca interuniversitario sul Queer che ènato a Pisa e a cui abbiamo deciso di assegnare quest’anno ilpremio Nino Gennaro, perché in tempi di proclami ci sembra importantefermarsi a riflettere e approfondire le questioni sociali,estetiche e politiche che il queer implica. Lo faremo insieme adalcuni studiosi britannici che abbiamo incontrato all’Universitàdi Manchester, dove siamo stati invitati per parlare del festivalin un convegno internazionale dal titolo Queer Film Festivals asActivism, pochi giorni prima di partecipare in Spagna a uno deifestival queer più importanti d’Europa come Zinegoak. [...]

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An old Hindu legend tells the story of a group of blindAn old Hindu legend tells the story of a group of blindwise men who, upon having learned that an elephant, an animalthey have never heard of, was coming to town, wanted tosee it person. The first of them went close to the animal’s headand self-assuredly affirmed: «now I know what an elephant is:it’s a sphere». The second one came close to the animal’s footand said: «now I know what an elephant is: it’s a column». Thethird one came close to the animal’s trunk and contradicting histwo companions said: «an elephant is for sure a type of snake».There are many wise men like those in the legend who think theyknow what the Sicilia Queer is: where it comes from, what itspeaks about, and where it is going. (Who is interesting in it,and who is not; to whom it speaks, and to whom it does not).This edition is instead the point of arrival of a number of reflections,debates, developments, encounters. Last year, Paul B.Preciado’s speech upon reception of the “Nino Gennaro Award”prompted us to consider more rigorously the project we havebeen carrying out since 2010. Are we making a LGBT festivalor a queer one? What do these labels mean? It was as if wewere at a crossroad: should we affirm an identity or should weavoid pigeonholing the very notion of identity? Perhaps, we wereacting like those blind wise men convinced they could define theelephant only considering one of its facets, but were in fact incapableof embracing wider vision. We are certainly aware that, ifcompared to other queer festivals all over the world, ours is ratheratypical. We have been reflecting on our present time – a timewhere reconciled visions of homosexuality permeate the meansof communication, films included – and eventually decided toremove the acronym LGBT from the festival name, which fromnow on will be called Sicilia Queer – Festival internazionaledi nuove visioni. To be sure, we are not repudiating anything:Sicilia Queer is not undergoing major changes and maintainsan open, stratified, and thought-provoking offering. Rather, wewould like to make our goals clearer and avoid being the objectof external pressures that do not describe our work, or take it into account only partially: Sicilia Queer is and aims at being ainto account only partially: Sicilia Queer is and aims at being afree place for experimenting with various disciplines, hybridizingcultures, transforming thoughts, and working on complexity. Atruly open working space, with all the risks openness may entail.We are proud to know that the only international festival wherefeature films are presented in Palermo is in fact a queer festival,with all the meaning in terms of difference it has. We believe thisis an important message, a way to show sensitivity and, perhaps,the beginning of a conceptual and linguistic transformation ofwhat the term queer means (not that this would be the first time).Our own interpretation of the word has produced, for thisyear, a new competition, dedicated to new visions: an internationalcompetition of feature films that, next to the one devotedto shorts, tries to invest on authors with a future, having thempresent their first or second works, or on authors who are acclaimedin the rest of the world, but are practically unknown inItaly. Of course, this is a challenge whose results we shall beable to discuss only over the next years. [...]

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