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queer short / 12 maggio 2023

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Dopo il tragico suicidio di una collega universitaria, la regista documenta gli spazi liminali di Berlino, mentre le lettere della giovane donna scomparsa al fratellastro punteggiano il viaggio. Un'esplorazione toccante delle lotte affrontate dagli individui trans e delle intersezioni tra razza, genere e sessualità che contrassegnano le loro esperienze. In Afterwards, Chongyan Liu compie un gesto di cinema post-mortem: gli spazi svuotati dalla presenza umana sono avvolti da un'aura spettrale, come se fossero visti dalla prospettiva della defunta, di cui ascoltiamo le lettere che raccontano il suo difficile percorso di vita. Allo stesso modo, Afterwards è un viaggio: spaziale, attraverso una Berlino decostruita; esistenziale, attraverso la sua narrazione; politico, in quanto tratta di una lotta individuale. La sua bellezza sobria e tagliente ci ricorda che il cinema non ha bisogno di molto per toccare l'essenziale.


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After the tragic suicide of a university colleague, filmmaker documents the liminal spaces of Berlin, with letters from the deceased young woman to her half-brother punctuating the journey. A poignant exploration of the struggles faced by trans individuals, and the intersections of race, gender, and sexuality that shape their experiences. In Afterwards, Chongyan Liu delivers a gesture of post-mortem cinema: the spaces empty of human presence are enveloped in a ghostly aura, as if they were seen from the perspective of the deceased, whose letters we hear, recounting her difficult trajectory through life. Similarly, Afterwards is a journey: spatial, through a deconstructed Berlin; existential, through its narrative; political, as it is about an individual struggle. Its sober and sharp beauty reminds us that cinema does not need much to touch the essential.

panorama queer / 05 maggio 2023

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Uno schermo bianco, una storia d’amore non corrisposta, la vita in sé. Tradizionalmente vivisezionata, studiata, analizzata, la relazione che intratteniamo col cinema si mostra nella sua complessità solo attraverso un occhio lucido e, al contempo, abbagliato dalla fascinazione. La voce di Mark Rappaport è la guida di un viaggio in cui l’importante è perdersi: perdere l’idea di tempo nell’incontro con i film del passato e nell’immaginare ciò che avverrà, perdere un’unica prospettiva nel proprio rapporto con lo schermo, perdere sé stess* fuori e dentro i dispositivi cinematografici.

 

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An empty screen, a story of unrequited love, life itself. Traditionally vivisected, studied, analyzed, the relationship we have with cinema is shown in its complexity only through an eye that is both lucid and, at the same time, dazzled by fascination. Mark Rappaport's voice is the guide on a journey in which the important thing is to lose oneself: to lose the idea of time in encountering past films and imagining what is to come, to lose a single perspective in one's relationship with the screen, to lose oneself outside and inside cinematic devices.

presenze / Laura Citarella / 05 maggio 2023

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Questa è la storia di due uomini che cercano una donna, anzi: è la storia di una donna che va alla ricerca di sé stessa (e di un’altra donna; e poi di altre due donne). In questa storia che, come un tesoro, contiene molte altre storie, la ricerca di sé e la ricerca dell’altro sono costantemente intrecciate, mentre vita sognata e vita vissuta non coincidono. Ma non è un film filosofico: è un film d’amore e d’avventura, dove l’esplorazione di una città della pampa argentina è solo un’occasione per scandagliare più a fondo nell’animo umano. La protagonista, interpretata da Laura Paredes, sembra ripartire da dove l’avevamo lasciata undici anni prima in Ostende, ma il mistero la avvolge in modo ancora più forte, fino a trasformare il film ricreando atmosfere lynchiane. Un romanzo visivo in cui perdersi, un’ode alla ricerca e alla bellezza, l’ultimo film di Laura Citarella, un capolavoro del cinema contemporaneo.

 

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This is the story of two men searching for a woman, or rather: it is the story of a woman who goes in search of herself (and another woman; and then two other women). In this story that, like a treasure, contains many other stories, the search for self and the search for the other are constantly intertwined, while dreamed life and lived life do not coincide. But this is not a philosophical film: it is a film of love and adventure, where the exploration of a town in the Argentine pampas is just an opportunity to plumb deeper into the human soul. The protagonist, played by Laura Paredes, seems to pick up where we left her off eleven years earlier in Ostende, but here the mystery envelops her even more strongly, to the point of transforming the film by recreating Lynchian atmospheres. A visual novel in which to lose oneself, an ode to quest and beauty, Laura Citarella's latest film is a masterpiece of contemporary cinema.

carte postale à Serge Daney / 04 maggio 2023

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Un ritratto, sotto forma d’indagine, del maestro del melodramma, Douglas Sirk. La sua vita è stata il melodramma per eccellenza, a cui si sono ispirati tutti i suoi film. Attraverso le testimonianze delle persone a lui più vicine e i racconti inediti del diario della moglie, ci avviciniamo a quest'uomo circondato dal mistero. Scopriamo il suo mondo e la sua storia, segnata dalla speranza e dalla disillusione, dalla morte e, naturalmente, dall’amore.

Il documentario di Roman Hüben sceglie un taglio narrativo ad altezza d’uomo, esplorando il lavoro di Sirk a partire da un movimento che scandaglia gli effetti del più grande dolore della sua vita: la perdita del figlio Klaus.


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An investigative portrait of the master of cinematic melodrama, Douglas Sirk. His life was the ultimate melodrama, from which all his films were inspired. Through the testimonies of those closest to him and the unpublished accounts in his wife's diary, we get closer to this man surrounded by mystery. We discover his world and his story, marked by hope and disillusionment, by death and, of course, by love.

Roman Hüben's documentary chooses a human-size narrative cut, exploring Sirk's work from a movement that plumbs the effects of the greatest sorrow of his life: the loss of his son Klaus.

nuove visioni / 04 maggio 2023

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Basato su ricerca storiografica approfondita, il film è narrato da un autore immaginario ed enigmatico la cui difficile posizione di spia e omosessuale nella metà del XX secolo è offuscata dall’irragionevolezza del desiderio e dalle ragioni di segretezza dettate dalla sua posizione. Il film utilizza una modalità narrativa fluida e inafferrabile, in cui il protagonista dirige le scene del film dall'esterno come se osservasse la realtà da un binocolo, spostandosi da St. James's Park – una nota area di cruising frequentata dall’establishment britannico – a Beaulieu, una casa di campagna nell'Hampshire che fungeva da scuola di formazione per responsabili delle operazioni speciali.

Ungentle è un ritratto dell'esperienza condivisa di sotterfugio e segretezza e una riflessione sulle tensioni tra lealtà e lussuria, sé autentici e credenze adottate, status e desiderio.


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Based on extensive historical research, the film is narrated by an imagined, enigmatic auteur whose fraught position as both a spy and gay man in the mid–20th century is troubled by the unreasonableness of desire and the reasons for secrecy prescribed by his position. The film edges at a fluidity and an atmosphere of unknowability, where the protagonist directs the scenes of the film from outside of the camera lens. It moves from St. James’s Park, a historical cruising ground at the center of British power, to Beaulieu, a historic country house in Hampshire that served as a Special Operations Executive training school.

Ungentle is a portrait of the shared experience of subterfuge and secrecy between homosexuals and spies as well as a reflection on the tensions between loyalty and lust, authentic selves and adopted beliefs, status and desire.

carte postale à Serge Daney / 03 maggio 2023

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Due coppie di protagonisti intrecciano sentimenti e passioni in un ritratto familiare spietato e intenso. Kyle e Marylee Hadley sono gli eredi, ricchi e tormentati, di un petroliere texano. Mitch Wayne è l’amico d’infanzia di Kyle, nonché il figlio che il vecchio Jasper Hadley avrebbe sempre desiderato; Lucy un’impiegata dell’azienda, che si sposerà con Kyle e da cui lui vorrebbe avere un figlio. In un film che abbonda di simboli fallici, impotenza e sterilità, alcolismo, infedeltà e sensi di colpa sono al centro di un dramma che parte dalla conclusione, annunciandosi sin dai titoli di testa, e che si svolgerà tutto in flashback. Un’altra pietra miliare del Technicolor nonché il film che rivela le grandi affinità di Robert Stack e Dorothy Malone (che vinse l’Oscar come migliore attrice non protagonista) con un regista come Sirk. Da un’idea di Albert Zugsmith, che di lì a poco avrebbe prodotto tra gli altri L’infernale Quinlan di Orson Welles.


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Two pairs of protagonists intertwine feelings and passions in a ruthless and intense family portrait. Kyle and Marylee Hadley are the wealthy and troubled heirs of a Texan oilman. Mitch Wayne is Kyle's childhood friend and the son that the elder Jasper Hadley always wanted; Lucy an employee of the company, who will marry Kyle and by whom he would like to have a child. In a film that abounds with phallic symbols, impotence and sterility, alcoholism, infidelity and guilt are at the centre of a drama that starts from the conclusion, announcing itself right from the opening credits, and will all unfold in flashbacks. Another Technicolor milestone as well as the film that revealed the great affinities of Robert Stack and Dorothy Malone (who won the Oscar for best supporting actress) with a director like Sirk. From an idea by Albert Zugsmith, who would shortly thereafter produce Orson Welles' , among others.

panorama queer / 03 maggio 2023

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Una ricerca artistica che orbita attorno a un personaggio sfuggente come Moana Pozzi non può che svolgersi sotto il segno dell’insolubilità. A partire dal dialogo con le immagini della pornostar, Nao costruisce il proprio tentativo di diserzione: in fuga dalla moralità, dalla norma e dal sistema capitalistico, abbandona i binari di un lavoro ricco di costrizioni, per intraprendere la professione di cam girl. Il documentario di Linuža, ambientato a Palermo, insegue il quotidiano di Nao, innervato di domande su arte, desiderio, lavoro e politica che non si cristallizzano mai in dogmi. Perché lavorare non rende più libere, immaginare un presente alternativo a volte sì.


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An artistic research orbiting around an elusive character like Moana Pozzi cannot but take place under the sign of insolubility. Starting with a dialogue with the images of the porn star, Nao constructs her own attempt at desertion: fleeing from morality, the norm, and the capitalist system, she abandons the tracks of a job full of constraints to take up the profession of cam girl. Linuža’s documentary, set in Palermo, chases Nao's daily life, innervated with questions about art, desire, work and politics that never crystallize into dogmas. Because working does not make one freer, imagining an alternative present sometimes does.

queer short / 03 maggio 2023

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In una Puglia contemporanea dalle tinte pastello, Marcel legge il libro che racconta della sua stessa storia: À la recherche du temps perdu. Legge di giovani e misteriose ragazze nella primavera delle loro vite ma soprattutto di Albertine, tra tutte la più misteriosa e inafferrabile, simbolo stesso di quel desiderio e di quell’amore che è tale proprio perché inarrivabile. Ma dietro al personaggio ossessivamente nominato da Proust, ormai è quasi certo che si celi Alfred Agostinelli, l’autista italiano di cui l’autore fu a lungo innamorato. Ha inizio così un gioco di rimandi in cui reale e immaginario, maschile e femminile si confondono, in cui i linguaggi (letterario e cinematografico) s’intersecano e quella che potrebbe apparire come una semplice storia d’amore estiva prende nuove, inaspettate forme, grazie alla trasformativa potenza queer della grande letteratura.


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In a pastel-shade contemporary Apulia, Marcel reads the book that tells his own story: À la recherche du temps perdu. He reads about young and mysterious girls but especially about Albertine, the most mysterious and elusive, the very symbol of desire and love, that is such precisely because of its elusiveness. But the one who is hiding behind the character obsessively named by Proust is by now almost certain that it is Alfred Agostinelli, the Italian chauffeur with whom the author was long in love. Thus begins a game of cross-references in which real and imaginary, masculine and feminine mingle, in which languages (literary and cinematic) intersect and what might appear to be a simple summer love story, thanks to the transformative queer power of great literature, takes on new, unexpected forms.

queer short / 03 maggio 2023

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Nella quieta oscurità della Londra suburbana, il fantasma di un bambino accende la miccia per una riflessione a posteriori sul rimosso della storia omosessuale all’inizio del Novecento in Inghilterra, fra caccia alle streghe e accuse infondate.

Un accostamento di animazione, filmati in pellicola, diapositive e pieghe autobiografiche per discutere l’alterità trascurata e nascosta dietro la patina borghese e capitalista delle famiglie e delle comunità, che diagnosticano invece di cercare di capire e concepiscono il coming out come una “morte metaforica”.


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In the quiet darkness of suburban London, the ghost of a child lights the fuse for a retrospective reflection on the repressed history of homosexuality at the beginning of 20th century in England, between witch haunting and unfounded accusations.

A juxtaposition of animation, analogue film, slides and autobiographic twists to discuss the neglected and hidden otherness behind the bourgeois and capitalist patina of families and communities, which diagnose instead of trying to understand and conceive the coming out as a “metaphorical death”.

queer short / 03 maggio 2023

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Al ritorno dall’ennesima notte insonne di balli sfrenati e droghe, Jordane trova a casa Chléo, la sua sorellina, in agitazione per una misteriosa assenza d'acqua. Rendendosi subito conto che il disagio sta colpendo l'intera città, Jordane affronta uno dei suoi peggiori incubi e si imbarca in un viaggio allucinato e folle tra le strade di Marsiglia per fermare la sete.

Un’epopea lisergica e apocalittica a suon di techno a metà tra il cinema tedesco post-muro e il cinema indie americano queer degli anni Duemila ma che al contempo esplicita l’urgenza tutta contemporanea del narrare la desertificazione imminente. Brutale, sfrenato ed esaltante anche nelle immagini che non danno tregua ed obbligano lo spettatore a seguire le protagoniste nella loro corsa a perdifiato: «Run, Jordane, run!»

 

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After another sleepless night of partying and getting high, Jordane finds Chléo home, her little sister, anxious about a strange water shortage. Quickly realizing that the lack of water is affecting the entire city, Jordane faces one of her worst nightmare and embarks on a crazy road trip on foot through the streets of Marseille to stop their thirst.

A lysergic, apocalyptic epic to the sound of techno halfway between «post-wall» German cinema and the queer American indie cinema of the 2000s, but at the same time making explicit the all-contemporary urgency of narrating current desertification. Brutal, unrestrained, and exciting even in the images that give no respite and compel the viewer to follow the protagonists in their headlong rush: «Run, Jordane, run!»

presenze / Laura Citarella / 03 maggio 2023

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Grazie a un concorso radiofonico, una ragazza vince una vacanza a Ostende, nella provincia di Buenos Aires. È bassa stagione e l’hotel che la ospita è quasi deserto. Tra un bagno al mare, l’ascolto di una canzone di Toquinho e l’attesa del fidanzato che dovrebbe raggiungerla, la ragazza inizia a prestare attenzione ad alcuni strani atteggiamenti degli ospiti: un anziano accompagnato da due giovani donne; i racconti strampalati di un ragazzo che lavora nel ristorante. L’arrivo del fidanzato interrompe solo momentaneamente le sue fantasie sulle storie misteriose degli ospiti che continuano ad intrigarla fino alla sua partenza. Flirtando sia con Hitchcock che con Rohmer da una prospettiva femminile, nel suo primo lungometraggio Laura Citarella esplora le affascinanti possibilità offerte dalla narrazione.

 

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Thanks to a radio contest, a girl wins a vacation in Ostende, in the Buenos Aires province. It is the low season and the hotel is almost empty. Between swimming in the sea, listening to a song by Toquinho and waiting for her boyfriend who is supposed to join her, the girl starts to pay attention to the strange attitudes of some guests: an old man accompanied by two young women, the crazy stories of a guy who works in the restaurant. The arrival of her boyfriend doesn’t interrupt her fantasies about the hidden stories of the guests which intrigue her until her departure. Flirting with both Hitchcock and Rohmer from a feminine perspective, in her first feature Laura Citarella explores the beguiling possibilities of storytelling.

retrovie italiane / 03 maggio 2023

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Quattro uomini si riuniscono in una villa isolata nei pressi di Parigi per celebrare il cibo, il sesso, l'amicizia e la morte. In tavola paté di fegato, cosce di cervo, petto di gelatina e crostata di natiche. È un banchetto che sa di vomito, merda, sesso e sudori. Tognazzi, Mastroianni, Piccoli e Noiret, accompagnati da Andréa Ferréol – angelo della morte al contempo vizioso e premuroso disposto a soddisfare i vuoti desideri di questi uomini che non hanno più voglia di vivere –, si abbandonano ai baccanali di Ferreri rimpinzandosi in quella che lo stesso regista definisce una "farsa fisiologica", nel suo esprimere un rifiuto categorico della società dei consumi, condannata a un’inevitabile autodistruzione. Un'opera radicale, un film indimenticabile, un’apocalisse gargantuesca in cui si mescolano morale fine e ingegnosa e lurida corruzione.

 

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Four men gather in a secluded mansion near Paris to celebrate food, sex, friendship and death. Liver pâté, venison legs, jelly breast and buttock tart are on the table. It's a binge which tastes like vomit, shit, sex and sweats. Tognazzi, Mastroianni, Piccoli and Noiret, together with Andréa Ferréol – an angel of death at once vicious and caring, eager to satisfy the hollow desires of these men who no longer have the will to live –, succumb in Ferreri's bacchanalia gorging themselves in what the director himself calls a "physiological farce”, in its expression of a categorical rejection of the consumer society, condemned to inevitable self-destruction. A radical work, a cult, a gargantuan apocalypse in which fine and ingenious morals as well as lurid corruption are mixed.

premio Nino Gennaro / 03 maggio 2023

Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, con particolare riguardo al cinema indipendente, latinoamericano, femminista e queer. Intersecando pratica politica e attivismo, con un posizionamento sempre divergente rispetto al mainstream, ha sempre sostenuto il lavoro di registe e comunità minorizzate. Tutti i festival che si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata le sono debitrici per aver coniato nel 1992 la fortunata espressione New Queer Cinema. Per questa ed altre ragioni il Sicilia Queer filmfest ha deciso di assegnarle il Premio Nino Gennaro 2023.

 

 
LE MOTIVAZIONI

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Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è da anni una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, in particolare per quanto riguarda il cinema indipendente, latino-americano, documentario, femminista e queer. Intersecando critica cinematografica femminista, pratica politica e attivismo, ha dato vita a quella che lei stessa ha definito una curatorial advocation, sempre divergente rispetto al mainstream, seguendo e sostenendo con le sue analisi il lavoro delle registe. Nei primi anni Settanta è entrata a far parte del Gene Siskel Film Center di Chicago come curatrice e co-organizzato un festival di cinema delle donne che divenne subito un punto di riferimento. Il suo primo libro, Chick Flicks. Theories and Memories of the Feminist Film Movement, riflette su quegli anni e sul decennio successivo. Ha combattuto per dare attenzione al cinema latino-americano degli anni Settanta e finanziato registe e registi di comunità minorizzate nei dieci anni in cui ha curato il programma di cinema per il New York State Council for the Arts. Ha poi legato indissolubilmente il suo nome al New Queer Cinema, fortunatissima espressione coniata in un articolo uscito sul Village Voice nel 1992, verso cui sono debitori tutti i festival che oggi si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata. A partire da una prospettiva critica e personale sul cinema, B. Ruby Rich ha sempre messo in relazione nei suoi studi le forme cinematografiche con i contesti storici, sociali e culturali in cui sono nate, mescolando con grande efficacia analisi teoriche e ricordi personali, raccontando le sue esperienze come spettatrice, critica e attivista e delineando così una sorta di contro-canone del cinema delle donne che prende le distanze dalla critica cinematografica di stampo psicoanalitico. Nel suo testo fondamentale del 2013, New Queer Cinema: The Director's Cut, Rich ha affrontato la straordinaria convergenza tra il cinema indipendente e il lavoro di alcuni registi e registe queer – Gus Van Sant, Todd Haynes, Derek Jarman, Isaac Julien, Rose Troche, Cheryl Dunye – tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Per l’autrice si trattava di una filmografia composita e non condizionata da un’unica estetica e che affrontava temi sociali con grande forza e audacia – era il tempo della diffusione dell’AIDS – e sfidava le nozioni consolidate secondo le quali la legittimazione lgbt poteva avvenire solo attraverso l'assimilazione nella società eterosessuale mainstream. Ecco perché Rich definiva il New Queer Cinema non come un genere o un movimento, ma come un momento storico in cui una generazione di cineasti ha trovato la voce per articolare le proprie esperienze e visioni in modo radicale e innovativo. Oggi direttrice di una rivista di prestigio come Film Quarterly, le sue collaborazioni accostano alle riviste accademiche i quotidiani e settimanali a larga diffusione. Nel 2017 il Barbican Theater di Londra le ha dedicato la serie “Essere Ruby Rich”, organizzata dal Cinema des Femmes con il Birkbeck College. Fa parte dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences dal 2018, è professoressa emerita di Film & Digital Media e Social Documentation alla University of California, Santa Cruz ed ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua carriera, ingiustamente poco nota in Italia. Vive oggi tra San Francisco e Parigi. È quindi con estrema gioia e riconoscenza che abbiamo deciso di conferire il premio Nino Gennaro a B. Ruby Rich, intendendo sottolineare con ciò la comune visionarietà che ben coniuga pratica culturale e impegno sociale verso comunità marginalizzate e soggettività non allineate. Oltre ogni recinto identitario, B. Ruby Rich e il premio Nino Gennaro condividono una propensione indomita alla ricerca e alla sperimentazione di nuovi modi di interpretare la società attraverso una posizione di alterità e differenza che è per noi una lente di osservazione estremamente feconda.


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Eclectic and visionary, B. Ruby Rich has been for years one of the most influential and innovative figures in Film Studies, focusing especially on to independent, Latin American, documentary, feminist, and queer cinema. Combining feminist film criticism and political activism, she has created what she refers to curatorial advocation, a diverging thinking approach to mainstream culture, and followed and supported with her analysis the work of women filmmakers. In the early 1970s, Rich joined the Chicago-based Gene Siskel Film Center as a curator and co-organized a landmark women's film festival. Her first book, Chick Flicks: Theories and Memories of the Feminist Film Movement, reflects on those years and the decade that followed. She also fought for the recognition of Latin American cinema, and helped fund filmmakers from minority communities through her decade running the film program for the New York State Council for the Arts. Her name is inextricably linked to New Queer Cinema, a felicitous expression she coined in a Village Voice article in 1992, and to which all LGBTQI+ film festivals and counterculture are indebted today. Starting from a critical and personal take on cinema, B. Ruby Rich has always reconnected film forms to their original historical, social, and cultural contexts, mixing theoretical analysis and personal recollections with great effectiveness. In her writings, she has recounted her experiences as a spectator, critic, and activist, thus outlining a sort of counter-canon of women's cinema that differs from psychoanalytically oriented film criticism. In her seminal 2013 book, New Queer Cinema: The Director's Cut, Rich addressed the extraordinary convergence between independent cinema and the work of a number of queer directors – Gus Van Sant, Todd Haynes, Derek Jarman, Isaac Julien, Rose Troche, Cheryl Dunye – in the late 1980s and early 1990s. Rich saw this corpus as a composite filmography not dominated by a single aesthetic, which tackled social issues with great strength and audacity  – it was the time of the spread of AIDS – and challenged established notions according to which lgbt legitimization could only come about through assimilation into mainstream heterosexual society. Accordingly, Rich defined New Queer Cinema not as a genre or movement, but as a historical moment in which a generation of filmmakers found the voice to express their experience and visions in a radical and innovative way. Today, serving as the editor of a prestigious magazine such as Film Quarterly, her contributions appear in scholarly journals as well as in widely circulated newspapers and weeklies. In 2017, she was feted at the Barbican Theater in London with the series “Being Ruby Rich,” organized by the Cinema des Femmes together with Birkbeck College. She has been a member of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences since 2018 in the Documentary Branch and also involved in its International section, is professor emerita of Film & Digital Media and Social Documentation at the University of California, Santa Cruz, and has received numerous awards and recognitions for her career, unjustly still little known in Italy. She lives between San Francisco and Paris. It is therefore with great joy and gratitude that we have decided to present the Nino Gennaro Award to B. Ruby Rich, thereby intending to emphasize their shared visionary approach that combines cultural practice and social commitment towards marginalized communities and non-aligned subjectivities. Beyond any identity fence, B. Ruby Rich and the Nino Gennaro Award share an indomitable propensity to research and experiment with new ways of interpreting society through a position of otherness and difference that is for us an extremely productive lens of inquiry.

 

presenze / Laura Citarella / 02 maggio 2023

Laura Citarella terrà una masterclass aperta al pubblico presso il Centro sperimentale di Cinematografia - sede Sicilia in occasione della sua retrospettiva integrale al Sicilia Queer filmfest 2023.
In dialogo con registe e registi, critici cinematografici e selezionatori presenti a Palermo per il festival, la masterclass sarà un momento di analisi del cinema di Laura Citarella e del metodo del Pampero Cine  pensato per gli studenti della scuola di cinema palermitana e per tutte le persone che, a partire dalla proiezione di La flor di Mariano Llinás e poi da quelle dei film di Laura Citarella, vorranno saperne di più di questo gruppo di cineasti indipendenti che dall'Argentina stanno conquistando tutto il mondo.

 

El Pampero Cine è un'esperienza di produzione collettiva e indipendente che da venti anni scrive, dirige, produce film in Argentina. I suoi esponenti hanno costruito un metodo di lavoro orizzontale che li vede partecipare in vesti diverse ai reciproci film, provando a sperimentare tra i generi cinematografici e a costruire forme di lavoro creative e solidali. La flor è forse il più celebre dei film prodotti da El Pampero Cine, che vanta partecipazioni e premi nei più importanti festival di tutto il mondo con film di ognuno dei quattro partecipanti, come La mujer de los perros, Castro, Historias extraordinarias, La vendedora de fósforos. 

panorama queer / 02 maggio 2023

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Una sera d’estate del 1966, a San Francisco, nel quartiere Tenderloin – dal vocabolario “distretto noto per vizi e corruzione” – si accende, con la rabbia queer collettiva, la rivolta delle “screaming queens”. Drag queen, female impersonator, persone transgender e quella che oggi chiameremmo comunità LGBTQIA+ rivendicano un proprio spazio all’interno della Compton’s Cafeteria, punto di ritrovo e riferimento. In un “no” di cui sentiamo ancora l’eco, corpi ed esperienze queer reclamano riconoscimento da parte di un’alterità normativa, spesso violenta, rappresentata dai poliziotti e dal proprietario del locale. Stryker e Silverman, attraverso archivi privati e non, interviste e studi sul luogo, ricostruiscono un evento sommerso della storia statunitense, una rivolta dall’effetto valanga sulla coscienza e le lotte LGBTQIA+.

 

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One summer evening in 1966, in San Francisco's neighborhood of Tenderloin – from the vocabulary "district known for vice and corruption" – the collective queer rage ignited the "screaming queens" revolt. Drag queens, female impersonators, transgender people and from what we would now call the LGBTQIA+ community are claiming their own space within Compton's Cafeteria, a meeting place and landmark. In a "no" whose echoes we still hear, queer bodies and experiences claim recognition from a normative, often violent otherness represented by the cops and the café owner. Stryker and Silverman, through private and non-private archives, interviews and site studies, reconstruct a submerged event in U.S. history, a riot with a snowball effect on LGBTQIA+ consciousness and struggles.

panorama queer / 02 maggio 2023

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A Parigi, il regista tedesco Tomas intreccia una storia di sesso con la giovane francese Agathe, portando alle estreme conseguenze il rapporto critico e problematico con il marito inglese Martin. Rimbalzando fra l’uno e l’altra, Tomas dovrà fare i conti con le sue colpe e le sue indecisioni.

Un film sui passaggi e le trasformazioni, fra le relazioni e fra le persone; una coreografia di corpi e di desideri per tracciare la diseducazione sentimentale di Tomas (interpretato dal celebre Franz Rogowski), che vorrebbe fare il regista dei propri partner (Ben Whishaw e Adèle Exarchopoulos) e della sua vita ma è destinato a scontrarsi con lo sguardo altrui. Parigi diventa il contenitore di un incrocio di lingue e di storie d’amore, accogliendo una nuova inedita miscela di dramma fassbinderiano e brillante indagine sui sentimenti degna della Nouvelle Vague.


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In Paris, the German director Tomas starts a sexual relationship with the young French Agathe, bringing his critical and problematic wedding with his English husband Martin to the verge of collapse. Bouncing between both of his lovers, Tomas will have to face his faults and his uncertainties.

A movie about passages and transformations, among bonds and people; a choreography of bodies and desires to draw the sentimental miseducation of Tomas (played by the famous Franz Rogowski), who would like to be the director of his partners (Ben Whishaw and Adèle Exarchopoulos) and of his life but is destined to crash against the other’s gazes. Paris becomes the location of an intertwining of languages and love stories, welcoming an original mix of Fassbinder-like drama and brilliant study of feelings worth of the classic Nouvelle Vague.

arti visive / 02 maggio 2023

Haus der Kunst / Cantieri Culturali alla Zisa
29 aprile - 10 giugno 2023
opening: 29 aprile, 18.00
orari: giovedì - sabato, ore 16.00 - 19.00
su appuntamento; nei giorni del festival: 18.00 - 21.00
ingresso libero


Artiste tedesche, italiane e spagnole si incontrano nello spazio dell’Haus der Kunst presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo per instaurare un dialogo oltre i confini: la possibilità di creare innumerevoli connessioni è l’impulso che dà vita a questo progetto di scambio. Immagini plastiche e spaziali condensano diversi approcci estetici e concettuali, tendendo il discorso artistico al suo estremo, oltre il confine. Fotografia, scultura, pittura, installazioni, performance che tematizzano la frontiera come rappresentazione culturale e come confine formale tra i diversi medium. La mostra si pone come il risultato visibile e invisibile delle relazioni e degli incroci tra le artiste, i loro linguaggi e trasformando lo spazio in una piattaforma per la produzione interdisciplinare capace di generare nuove forme di scambio partecipativo.
Con opere di María Alcázar, Tine Bay Lührssen, Nina Brauhauser, Marta Colombo, Carola Eggeling, Serena Fanara, Carla Altea Guida, Blanca Matías, Rossella Palazzolo, Francesca Polizzi.

 

 

arti visive / 02 maggio 2023

Instituto Cervantes Palermo / Chiesa S. Eulalia dei Catalani 
25 maggio - 14 luglio 2023
opening: mercoledì 24 maggio 2023, ore 18.30
orari: lunedì - giovedì, ore 9.00 - 13.00; venerdì: ore 9.00 - 15.00; il pomeriggio su appuntamento;
dal 18 giugno: lunedì - venerdì, ore 9.00 - 15.00
ingresso libero


L'obiettivo di questa mostra è quello di far conoscere la vita e l'arte di Pepe Espaliú (1955-1993) utilizzando una documentazione variegata proveniente da diversi archivi e che consiste in riproduzioni fotografiche e video di alcune sue opere d'arte (sculture, dipinti, disegni), di performance, di articoli di stampa sui suoi progetti e sulle sue mostre nonché di ritratti dello stesso Espaliú nel corso della sua carriera. La mostra si articola in tre sezioni: “Gli inizi", “Ancora sull'identità” e “Metafore di un corpo ferito”. Nella prima sezione si esplorano i primi progetti di Espaliú nella Barcellona degli anni Settanta; nella seconda, attraverso la rappresentazione del volto e della maschera, l'artista cerca il senso della propria esistenza e del desiderio sessuale; nella terza, Espaliú trasforma l'abisso dell'AIDS in un messaggio di solidarietà nei confronti dei malati e degli esclusi.

 

MERCOLEDÌ 24 MAGGIO 2023 / ore 18.30

OCULTACIONES/REVELACIONES.
Pulsión, cuerpo e identidad homosexual en la obra de Pepe Espaliú (1955-1993)
conferenza di Juan Vicente Aliaga

Juan Vicente Aliaga, critico d’arte, professore della Universitat Politecnica di Valencia e curatore della mostra Appunti per una biografia. Pepe Espaliú attraverso gli archivi, inaugura la mostra presso l’Instituto Cervantes con una conferenza sull’opera dell’artista spagnolo Pepe Espaliú nel trentennale della morte.



letterature queer / 02 maggio 2023

È possibile tracciare una mappa di ciò che oggi definiamo “transgender” se il termine stesso è mutevole e non si lascia categorizzare? Cosa significa evocare identità storicamente sommerse? Vuol dire attraversare i confini disciplinari, tra politica, filosofia, arti e cultura, guardare ciò che è assente, abbracciare una moltitudine di esperienze, corpi e prospettive. È ciò che accade in Storia transgender, saggio in cui trovano voce la rabbia di Sylvia Rivera, militante trans esclusa dal palco del Christopher Street Day del 1973, i moti della Compton’s Cafeteria, le sex wars. Collettiva e individuale, nella scrittura di Susan Stryker s’intesse il complesso rapporto tra identità e orientamento sessuale, transgenderismo e comunità scientifica, non conformità di genere e l’attenzione che i media le hanno destinato. Perché dialogare col passato non assume sempre sfumature nostalgiche e può divenire, invece, un caleidoscopio con cui osservare il reale e trasformarlo.

 

 

Susan Stryker
Storia Transgender

prefazione di Antonia Caruso
a cura di Gruppo Ippolita
traduzione di Laura Fontanella e Marta Palvarini

Luiss University Press
2023

 

 

letterature queer / 02 maggio 2023

Interprete di pensieri e modalità̀ esistenziali non omologate, il cinema queer contemporaneo riparte dal desiderio e rielabora le tematiche LGBTQI+ con modalità linguistiche e discorsive nuove, innovando estetiche e sensibilità e proponendosi come una cornice cinematografica all’interno della quale liberarsi delle etichette. In occasione dei dieci anni dalla nascita del Sicilia Queer filmfest, il volume curato da Andrea Inzerillo mappa per la prima volta in una ricerca di ampio respiro il cinema queer europeo dal 2000 al 2020, proponendosi come un racconto originale e prezioso di un segmento importante della cinematografia del nuovo millennio. Con saggi di António Fernando Cascais, Dietmar Schwärzler, Marios Psaras, Jan Künemund, Skadi Loist, Cüneyt Çakirlar, Gary Needham, Nuria Cubas, Didier Roth-Bettoni, Pier Maria Bocchi.


Atlante del Cinema Queer Contemporaneo
Europa 2000-2020

a cura di Andrea Inzerillo

Meltemi
Milano 2023