«Sarebbe una lista molto lunga, quella che dimostrerebbe come il Sicilia Queer FilmFest, che si tiene a Palermo, stia portando avanti un lavoro di coerenza e di attenzione come poche altre piccole realtà cinematografiche quantomeno europee. E si parla di lista perché questo lavoro di coerenza si traduce nella sconfinata serie di autori (registi, attori, scrittori, musicisti) che il festival invita e ha invitato in passato, e che sono stati così introdotti al successo in altri festival di grandissimo tenore. Si pensi alle parentesi dedicate a Xavier Dolan nelle prime edizioni, proseguite e ampliate con precisione finché non è giunto il successo di Mommy (2014) a Cannes; si pensi a Gabriel Abrantes, a cui il festival ha dedicato la prima retrospettiva in assoluto dei suoi lavori nel 2017 e che viene premiato dalla Settimana della Critica di Cannes nel 2018; si pensi a Carlos Conceiçao, i cui corti sono sempre stati divisi fra Cannes, Berlino e il Sicilia Queer, e il cui ultimo lungometraggio, dopo la prima berlinese, ha trionfato al Sicilia Queer numero IX».